Lettera aperta al signor Sindaco di Telese Terme - 18-02-02 - Gianluca Aceto

 

 

 

 

   Illustrissimo signor Sindaco,

ho sempre davanti agli occhi il Suo volto, quella sera di giovedì 7 febbraio, davanti alla voragine che si era aperta in via Udine. Aveva uno sguardo atterrito, cinereo, perduto tra l’esigenza di tranquillizzare le persone e la consapevolezza che poteva essere una tragedia. Siamo stati fortunati. L’acqua torbida che si è ripresa il suo spazio ha inghiottito solo terra.

 

   Per qualche minuto, nel vederLa intimorito come un pulcino bagnato, mi è quasi venuto da solidarizzare con Lei. Ma presto ho visto il suo piglio sindacale tornare a far sfoggio di sé. In meno di mezz’ora, mentre le famiglie degli sfollati e i confinanti cercavano di capire cosa stava accadendo e a quali pericoli andavano incontro, Lei aveva già individuato cause e colpevoli del disastro. Il mistero dello sprofondamento era stato risolto in un batter D’Occhio dall’ingegnere-sindaco, già segretario dell’Autorità di Bacino competente e quindi tecnicamente in grado di garantire le cittadine e i cittadini di Telese da ogni rischio. Chi più di Lei, signor Sindaco, potrebbe dire di essersi adoprato per la difesa delle acque e del territorio?

 

   Ma quando le prime risultanze del lavoro dei tecnici incaricati Le sono state comunicate, Lei ha cambiato versione, affermando che le cause dello sprofondamento sono al 95% “naturali”. Si tratta di una grotta di tipo carsico, formatasi durante centinaia di anni, progressivamente erosa dall’azione dell’acqua e, alla fine, venuta giù. In effetti, Lei ricorderà che lo stesso fenomeno si è già verificato nell’attuale piazza Padre Pio, e prima ancora nell’area antistante il cimitero, proprio nel punto in cui due edifici di grossa dimensione sono già quasi pronti e un altro è in costruzione. Proprio lì, insomma, dove vi era un’altra sorgente con relativa polla, a pochi passi dall’edificio residenziale del complesso “La Mimosa” che presenta una vistosa crepa sulla sommità.

 

   Lei, signor Sindaco, è un ingegnere di provata fama, uno di quelli dalle parcelle milionarie. A Lei dobbiamo essere grati per il Piano Regolatore Generale, documento di straordinaria importanza che, anche se entrato in vigore con qualche “agevolazione” procedurale (cioè senza i fondamentali requisiti di legge), ha tuttavia il pregio di aver dato alle cittadine e ai cittadini uno strumento per lo sviluppo armonioso del tessuto urbano. Tutti noi, infatti, possiamo ammirare la ampie strade, gli spazi verdi attrezzati, le piste ciclabili, i parchi urbani e fluviali, l’abbondanza delle primarie opere di urbanizzazione (reti fognanti, illuminazione pubblica, abbattimento delle barriere architettoniche). E che dire della bellissima e confortevole struttura che i piccoli della scuola materna potranno utilizzare tra qualche tempo? Poco importa se è costata miliardi e se il materiale è così scadente che i bimbi arrostiranno d’estate e geleranno d’inverno.

 

   Personalmente, ho piena fiducia nella Sua perizia tecnica e nella Sua lungimiranza e saggezza politica, per niente inficiate dalle tentazioni affaristiche e speculative che, in altre parti della regione, hanno così devastato il territorio. E sono altresì convinto che il Suo PRG è fatto a regola d’arte, è una garanzia di sicurezza per tutte e tutti noi: Lei non avrebbe mai permesso che si edificasse in zone pericolose, né che si arrecassero danni irreversibili all’ambiente e alla vivibilità. Lei è il nostro Sindaco!

 

   Forse è la turba di interessi che Le vortica attorno, signor Sindaco, a traviarLa, forse è quella conventicola di personaggi dediti agli affari e all’impresa del mattone e dell’asfalto, che ogni tanto Le dà cattivi consigli. Così, periodicamente, Lei ci muove feroci accuse, soprattutto quando l’evidenza dei fatti La mette in serie difficoltà. Io faccio parte di quei giovani che, Lei ritiene, gioiscono perché hanno un motivo per fare polemica. Al cospetto delle Sue accuse, noi ci dichiariamo colpevoli. Colpevoli di credere che esiste un modello di progresso in grado di sostenere al tempo stesso l’economia ma anche il bisogno di vivibilità delle persone. Colpevoli di lottare ogni giorno per affermare quello in cui crediamo. Colpevoli di dire che la sicurezza delle persone e dei loro beni non è una superfluità, né una variabile dipendente degli affari di una cerchia di faccendieri. Colpevoli, perché ci ostiniamo a camminare eretti, a tenere la testa alta quando pensiamo alle generazioni che ci seguiranno.  Colpevoli, colpevoli, colpevoli.

 

   Lei, signor Sindaco, in fondo è un buono. Ma è anche potente. Lei è in grado di ribaltare le leggi della fisica e della geofisica: il limo, la fanghiglia che intorbidisce l’acqua, è sopra, in superficie; il chiaro, invece, scava carsicamente sotto, così subdolamente da far paura. Sono gli interessi economici, oggi limpidi e palesi come non mai, che animano quel circo Barnum che si porta dietro.

 

   Ma sì, scherziamoci su, anche quella voragine è un gioco che presto, Lei crede, i Suoi concittadini dimenticheranno. “Naturale” è lo sprofondamento, meno naturale è che quell’area fosse dichiarata edificabile. Innaturale è che l’acqua – risorsa di cui il nostro comune è ricco – venga violentata e bistrattata. Innaturale è che ancora oggi un’altra sorgente, a pochi passi da quella di via Udine, sia stata sotterrata da materiale da risulta abusivamente depositato dalle ditte di costruzione, magari per edificare altre palazzine sulle sponde del Grassano: dove sta scavando quell’acqua di cui si sono perse le tracce? Innaturale è il Piano Regolatore, che ha permesso tutto a tutti, sin quando la giostra ha girato e portato voti alla Sua corte dei miracoli. Innaturale è che i cantieri aperti nella zona non vengano bloccati, specie quelli di grande impatto (piazza Mercato), spesso privi persino delle tabelle esplicative. Innaturali sono i tanti edifici che – lo apprendiamo ora – stanno pericolosamente inclinandosi. Innaturale è che Lei non si preoccupi della lunga mano che la camorra ha steso sulla Sua e nostra città. 

  

   Ma questo non cattura la Sua attenzione, impegnato com’è a cercare altrove i colpevoli di un disastro che ancora non dispiega tutti i suoi effetti. Perché non dice a chi, con grossi sacrifici, ha comprato casa che il suo immobile varrà molto di meno, sempre che riesca a trovare degli acquirenti? Eppure è ancora convinto di avere dalla Sua il 97% della popolazione! Lei è un ingegnere, ma non ha ancora imparato l’aritmetica politica, e neanche quella tout court.

 

   Il carnevale è passato, signor Sindaco, e non mi va più di scherzare. Lei è un gigante, ma solo perché ha attorno uno stuolo di nani, ballerine e figuranti, come quelli che alzano la mano in consiglio comunale nell’attesa di raccogliere le briciole. Lei è un re, che sino a ieri era coperto da un mantello di protervia e presunzione, venuto giù insieme alla terra di via Udine: il re è nudo e oggi lo dicono tutti. Ora viene la quaresima, che è tempo di digiuno e penitenza, ma non speri in facili resurrezioni: si rassegni a portare la croce delle Sue responsabilità. Se credessi in dio, gli direi di perdonarLa, perché Lei non sa quello che fa. Ma con la trascendenza non ho frequentazioni, e anche la metafisica non mi appassiona. Preferisco l’odore acre della ruggine che sale dalla terra quando, nelle estati ardenti, l’acqua la bagna. Lei e i suoi simili avete sventrato la terra che ci sostiene e sputato nell’acqua che beviamo, come se terra e acqua fossero cosa vostra e non il futuro di tutte e tutti noi. Di questo non La perdonerò mai.

   Con disistima e indignazione immutate,

 

Suo Gianluca Aceto